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SILENZIOSO RISPETTO
PER I NOSTRI SOLDATI

SABATO 15 OTTOBRE 2016

Capita, a chi ha un cervello che ama mendicare storie, ritrovarsi ad ascoltarne di straordinarie. Capita che con il tempo ci si faccia l'abitudine, che diventino un po parte di te come lo sono gli amici che le raccontano.
Capita che a un tratto ti accorgi come non sia più per te una novità, né qualcosa di eccezionale o osceno sentir parlare di guerra, di elicotteri che si alzano in volo mentre la sabbia diventa una seconda pelle. Capita sentir parlare di docce lontane, di pane e pizza preparati e cotti in mezzo al nulla, di sguardi persi nell'immensità del cielo stellato a migliaia di chilometri di distanza da casa. Capita di sentire quanta umanità ci sia in tutto ciò e quanta fatica faccia chi ti parla nel cercare di dare un volto umano anche alla guerra, se non altro per i bambini che capita di incontrare.
Sì, capitano tante cose a chi sa ascoltare.
Ma c'è una cosa a cui non ci si abitua mai. È sentirsi dire ogni santa volta che la sera, quando il turno di pattuglia è finito, in mezzo alla biancheria che asciuga sospesa, senza dire una parola si finisce col pensare a casa e ai fratelli che non ci sono più, e davanti agli applausi della cosiddetta civiltà, chi vive per mesi con gli scarponi piantati nella sabbia, al clamore del rumore preferisce il silenzio, un bicchiere alzato e un brindisi con le stelle, perché la certezza che non si smette mai di essere soldati né fratelli, non in vita così nella morte, li accompagna e insegna loro a dare ciò che di più importante un soldato ha: il suo silenzioso rispetto.
Se solo chi si considera civile avesse la metà del valore di un nostro soldato, l'Italia sarebbe un Paese migliore.
                                                                                            SILVIA AMADORI

DEDICATO AD UN DIMONIO

Giovedì 29 dicembre 2011, ore 18.14

Spesso la realtà supera la fantasia, forse perché non sappiamo più sognare. È da essa che dobbiamo partire per vivere un’esperienza unica. Ognuno di noi è una vita, un respiro, una storia esclusiva, ognuno di noi ha scelto cosa fare della propria esistenza ed oggi mi sento di dedicare il titolo “Anonimo dell’anno 2011” a chi anonimo lo è davvero.

Caro “Dimonio”, sei anonimo ogni giorno, sei anonimo dalla nascita ed indossare una divisa non ha facilitato la tua conoscenza. Eppure, oggi, sei il “soldato che non difende la schiavitù ma la libertà”, sei il soldato che parte per 6-9 mesi in terra straniera per portare un sorriso anche quando la lontananza dalla Patria sembrerebbe soffocarlo. Sei soldato da quando avevi 18 anni ed oggi che stai in Afghanistan e sei alla tua terza missione all’estero non hai tempo di pensare che la tua sia stata una scelta difficile, devi pensare solo alla tua vita, a ritornare in terra di Sardegna per riabbracciare chi ti ama.
Sei Luca, Francesca, Andrea, Giuseppe, Daniele, Laura. Hai 28, 30, 36, 41, 50 anni. Sei sardo, italiano, dimonio. Fai parte della Brigata Sassari, indossi il fazzoletto bianco e rosso:
“Su biancu est fide pro non zedere / incontra a s’inimigu, a sos affannos; / su ruju est s’amore pro sos mannos, / pro sa Patria…” (Il bianco è la fede per non cedere / di fronte al nemico ed alle avversità; / il rosso è l’amore per antenati, / per la Patria…)
Sei l’uomo, la donna, che cammina fiera di portare la mimetica, sei tu spirito che doni la vita a questo Paese. Sei il marito che, appena può, chiama la moglie in Sardegna per dirle ti amo e chiederle come procede, per ringraziarla di mandare avanti la famiglia durante la sua assenza, per colpa del fuso orario quando da te è mattina qui è notte fonda, quando da te è ora di pranzo qui è mattina e spesso rischi di svegliarla eppure la rendi la donna più felice di tutte.
Sei il militare che passando per la strada sente addosso gli occhi della gente e va fiero di questo, sei colui che la gente vede solo come una divisa e non pensa all’uomo la donna che c’è sotto. Sei il papà, la mamma che appena messo piede in aeroporto corre ad abbracciare i propri figli.
Hai uno strano modo di amare questa Nazione, la ami quando ti ritrovi con una mano ad accarezzare il volto di un bambino afghano e con l’altra a stringere il mitra. La ami da lontano, la sogni e pensi a chi qui ti ama, pensi a noi italiani, pensi che sei lontano dall’Italia per noi, eppure sei lì ad aiutare chi italiano non è. Ti senti fiero di servire questo Paese aiutando gli afghani a costruire scuole e strade in sicurezza, ti senti fiero quando devi uscire in ricognizione con i tuoi colleghi e porti quanti più vestiti e cibo all’interno del blindato perché sai che potresti incontrare bambini svestiti e affamati.
Sei tu “anonimo” tutte le volte che trovi un bambino scalzo, a cui regali delle scarpine e gli insegni a fare il nodo come farebbe ogni papà. Sei marito, padre, figlio, fratello, sei chi per la propria scelta di vita ha fatto soffrire i propri cari, sei chi ha delle persone che gli scrivono frasi d’amore come questa: “Con oggi sono 3 mesi… E non abbiamo avuto ancora la gioia di stringerti a noi.. AJO’ figlia mia… Qui hanno tutti bisogno di te… Ci manchiii..torna presto….un bacio mamma e papà..”; sei tu donna o uomo che piangi davanti a quei puntini di sospensione, che ne senti il peso.
Sei un “anonimo” di guerra e di paura. Sei sardo quando ti manca la terra di Sardegna, lo sei quando ti mancano le cene in compagnia, quando ti manca il profumo del mare ed il verde delle colline. Sei sardo quando non puoi lavarti e per giorni sopporti la sabbia che si è attaccata al corpo, sei sardo quando tieni duro davanti ad un attentato ed a testa alta continui la tua missione perché tu sei nato per vivere da soldato.
Sei fragile quando vieni a sapere che la tua zona non è più sicura come si pensava, quando sai che anche solo uscire potrebbe costarti la vita ed allora hai paura, eppure esci. Soldato fragile quante volte ti sei ritrovato a camminare per strada ed a venire circondato di improvviso da 20-30 bambini dei quali non sai e non saprai mai se si tratta di orfani, né come si chiamano o se semplicemente riusciranno a diventare adulti. Sei solamente tu: orgoglioso, generoso, fiero, chiuso, solare.
Hai scarponi che ogni giorno lasciano migliaia di impronte nel deserto, hai un sorriso che ti rende umano, non più schiavo di un potere sovrano.
Siete voi “Dimonios” quando state in squadra, quando uscite per ricognizione in gruppi da 4-5 elementi, magari a piedi, magari dentro il corazzato, quando sapete che il lavoro di squadra è tutto e spalle contro spalle costruite una visuale a 360° per salvarvi, magari in una situazione difficile. Siete soldati quando vi emozionate davanti al PC, unico mezzo per sentire i vostri cari. Siete esempi di orgoglio quando salvate un vostro compagno ferito o quando a rischio della propria vita recuperate il corpo di un altro soldato morto.
Siete italiani, fieri di esserlo, fiera sarà questa Nazione finché saranno uomini e donne come voi ad indossare il tricolore.
                                                                                        SILVIA AMADORI
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TRATTO DA: http://www.caffenews.it/mezzogiorno-sud/30704/lanonimo-dellanno-2011-un-dimonios-per-la-pace/

 

SILVIA AMADORI

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