continua il contributo dei nostri lettori al dibattito sul tema della presenza militare in Sardegna

 

Volendo ringraziare Paolo Vacca per aver accettato la mia richiesta d'iscrizione a SI ALLE BASI MILITARI IN SARDEGNA, sfrutto questa occasione per rimarcare non un sentimento ma una convinzione ben precisa: "non tutti i sardi sono contro le basi militari in Sardegna".
A 25 anni, devo tristemente constatare che le fondamenta democratiche del nostro Paese sono costantemente sotto attacco da ideologie senza fondamento logico, giuridico, economico.
Non è logico che la Brigata SASSARI, bandiera e radice dell'orgoglio sardo debba chiudere i battenti con la conseguenza che migliaia di militari con le proprie famiglie si troverebbero costretti a trasferirsi lontano dalla propria terra.
Non ha fondamento giuridico, in quanto la stessa Costituzione - norma fondamentale dello Stato - nell'art. 11 recita espressamente la disponibilità dell'Italia a collaborare con altri Stati, anche per mezzo di adesioni a organizzazioni internazionali, anche limitando la propria sovranità, per poter costruire la pace. E no, in un mondo in cui esistono persone disposte a farsi saltare in aria per aver ricevuto come contropartita alla loro morte la promessa di ricevere il biglietto d'ingresso al "Giardino", non possiamo costruire la pace con fiori o abbracci.
Non è logico né giuridico, così come non è economico. Migliaia di militari costretti ad andare via dalla propria terra porterebbero via con sé, non solo l'amarezza di essere rifiutati dal popolo che difendono, ma lavoro per le ditte esterne che collaborano con essi, investimenti connessi al loro addestramento e alle loro necessità quotidiane.
Tutto questo accanimento nei confronti dei nostri militari è qualcosa che ha dell'assurdo. Con l'odio di chi si dichiara pacifista ma non si fa problemi a sputare sopra una divisa e peggio a lanciare bastoni e sanpietrini, non pulirei neanche le scarpe. Da italiana, sarda, fervente difensore del Tricolore, non accetto che si parli a nome di tutti i sardi contro la forza armata che rappresenta il mio passato, il mio presente e il mio futuro.
Antonio Maria Canu, fante della Brigata SASSARI durante la 1° Grande Guerra era mio bisnonno. Giovanni Canu, fante della XII Divisione SASSARI durante la Seconda Guerra Mondiale è mio nonno. Gli occhi di quest'ultimo che si inumidiscono e brillano al ricordo delle gesta del padre prima e della sua vita da militare poi, sono il mio presente, e saranno il futuro dei miei figli a cui a mia volta, racconterò del nostro glorioso passato e di come la difesa della Nazione, del Tricolore e dell'onore debba sempre venire prima di qualsiasi turbamento o tentennamento.
Non esiste onore senza il coraggio di migliorare se stessi e il proprio Paese, nonostante la paura cerchi di fermarci.
Non dobbiamo lasciare che pochi infanghino il nome di molti. Non possiamo permettere che venga infangato il nome della Brigata SASSARI e delle forze armate a noi alleate. Testimoniamo il nostro dissenso sempre.
                                                                                                        SILVIA AMADORI

8 FEBBRAIO 2016

 

 

soldati in addestramento col nuovo avveniristico sistema integrato per l'addestramento terrestre (siat). il sistema di simulazione, avvalendosi delle ultime tecnologie informatiche e utilizzando le frequenze impiegate per la trasmissione dati, gps, telefonia mobile e trasferimento dati senza fili (wi-fi), consente la preparazione delle unità, a livello di reggimenti e brigate operative, con un realismo mai raggiunto in precedenza.

ogni giorno al momento dell'alzabandiera il ricordo dei caduti. nella foto: l'alzabandiera solenne del 28 gennaio 2016, 98° anniversario della battaglia dei tre monti, prima vittoria italiana dopo caporetto.

 

 

 

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