Dal diario del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito

Finalmente a casa, nel mio ufficio di via XX Settembre. Il display dell’orologio sulla scrivania segna le 21.15 di martedì 9 settembre 2014. I danni causati dal maltempo in Puglia hanno scombussolato la mia agenda. Sono stanco. Il lavoro di Capo di SME non è di tutto riposo, anche per colpa delle scartoffie. Darò uno sguardo solo alle cose più urgenti.  Voglio che la circolare che ho in mente da tempo per la “Questione  Sardegna” sia diramata al più presto. Vediamo l’appunto che mi hanno preparato.

OGGETTO: Ipotesi di dismissione delle aree addestrative in Sardegna. Predisposizioni relative all’eventuale reimpiego sul territorio nazionale del personale di stanza nell’isola.

A TUTTI I REPARTI INTERESSATI

1. La crescente pressione politica e mediatica sviluppata in Sardegna dal governo regionale e dalla stampa locale in ordine alla necessità di “restituire” alle collettività le infrastrutture e le aree addestrative dislocate nell’isola, rende necessario predisporre misure idonee ad evitare un possibile scadimento degli standard addestrativi e soprattutto dell’efficienza operativa della Brigata SASSARI, pedina fondamentale della Forza Armata.

2. Il problema dell’eventuale ridislocazione del personale nella Penisola, pur rivestendo delicati aspetti umani per i risvolti affettivi e finanziari che penalizzerebbero gli interessati, non si presenta di difficile soluzione, anche per la notevole disponibilità di caserme non utilizzate. Più problematico appare invece il reperimento di aree addestrative sia sul territorio nazionale sia nell’ambito dei paesi alleati o amici.

3. Al fine di affrontare il delicato problema della possibile ridislocazione dei reparti, si rende necessario interpellare la totalità del personale in servizio nell’isola in merito al gradimento di tre sedi, in ordine decrescente di preferenza, ove ciascuno gradirebbe, in caso di necessità, essere trasferito. Considerate le note carenze organiche dei reparti alpini e le “origini triestine” del 151° Reggimento della SASSARI, si rammenta l’opportunità di privilegiare le sedi di Trieste e della fascia alpina.

4. L’indagine in esame dovrà essere completata entro il 31 ottobre prossimo. Il Dipartimento Impiego del Personale dovrà proporre il relativo studio di fattibilità entro il corrente anno.

Ok. Mi sembra possa andare … ma mi secca che la questione abbia preso questa piega. Mi hanno riferito che oggi il più diffuso quotidiano isolano ha distribuito un manifesto “contro le servitù militari”. Chissà se presto ne distribuirà degli altri “contro Portovesme” o contro qualunque insediamento fonte di inquinamento di terra-mare-aria . Non vorrei che qualche volontario sardo dichiarasse forfait e si rifiutasse di passare il mare. I sardi sono magnifici soldati e guai se la forza armata ne perdesse uno. Ma se il desiderio della Sardegna è questo …. pazienza! Non posso continuare a combattere contro i mulini a vento. Forse ci sono interessi in gioco. Più di un imprenditore sarebbe con le antenne diritte: a Cagliari la caserma “Ederle” di Calamosca, a Teulada le Sabbie Bianche di Porto Pino ecc.  Peccato però che nel Consiglio Regionale sardo e nei centri che controllano l’informazione non abbiano meditato sul problema. Si è concesso troppo spazio ai demagoghi che evitano di citare dati, numeri, opinioni tecniche di organi qualificati. Forse in pochi  hanno letto quella paginetta che Manca ha scritto per i siti web “conlabrigatasassari” e ”tottusinpari”. Un vero peccato! Pare che tutti i guai della Sardegna possano essere risolti in quel 4% di coste e in quello 0,5% di territorio di proprietà del demanio militare. Il problema delle servitù invece si poteva rimettere sul tavolo per incrementare i vantaggi economici della presenza militare. Tra militari e civili della Difesa,  Esercito, Marina e Aeronautica mettono insieme una decina di migliaia di stipendi,  forse di più. Per la Sardegna sarebbe una mezza catastrofe. Neanche la lezione di La Maddalena (americani spariti + inquinamento inesistente = impoverimento dell’isola) ha insegnato nulla. Un domani i Sardi sapranno  chi ringraziare per questi obiettivi finalmente raggiunti.

A questo punto i cani del canile ubicato vicino alla mia abitazione, a Sinnai, si sono scatenati nel solito abbaiare furibondo… ed io mi sono svegliato. Cavolo! Era un sogno! Non sono il Capo di SME, non ero così bravo per diventarlo.  Sono solo Nicolò Manca, generale in pensione, già primo comandante sardo della Brigata SASSARI. Però, lo confesso, se fossi stato il Capo di SME questa direttiva l’avrei diramata subito.
                                                                    Gen.D. (ris.) Nicolò Manca (già primo Comandante sardo della Brigata Sassari)

 


"...le “origini triestine” del 151° Reggimento della SASSARI .." 

 

 

 

 

 

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GEN. NICOLO' MANCA
28° Comandante (e primo sardo) della Brigata SASSARI  Si dimise dall'Esercito in segno di protesta per la campagna di stampa contro le Forze Armate dopo la missione Ibis in Somalia.  Nel 2013  ha restituito le onorificenze di Cavaliere, Ufficiale e Commendatore dell'Ordine “Al merito della Repubblica Italiana”  per protestare per il comportamento dei politici nel caso dei Fucilieri di Marina  tenuti in ostaggio in India

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