Dopo la pubblicazione della lettera aperta al presidente della Regione Autonoma della Sardegna inviata dal Delegato Cocer Esercito, Renato Cammarata, cominciano ad arrivare al nostro giornale online i primi contributi al dibattito sul tema della presenza militare in Sardegna, tutela della salute e sicurezza nazionale. Ecco il primo intervento.

È permesso ad un laico intervenire nel dibattito ad alti toni sulle cosiddette servitù militari in Sardegna? Il laico in questione non è, per un verso, un appartenente alle Forze armate o a coloro che ritengono di poterne rappresentare le istanze; per altro verso non appartiene alla fazione antagonista, formata da un eterogeneo coacervo di antimilitaristi generali, anti Nato, antiamericani, pacifisti, ecologisti, separatisti, identitari, ribellisti vari, speculatori, politici alla ricerca della collocazione perduta. È un semplice cittadino che cerca di capire, ma non riesce a condividere l’impostazione che si dà al problema. Forse perché tende a trasformarsi nella (solita) rissa tra fazioni, destra/sinistra, militari/pacifisti, lavoratori/ecologisti (o, piuttosto, come spesso accade, nimby) e, nella rissa, cosa importa se quello che si afferma è vero o non lo è? Che bisogno c’è di informare il pubblico, dal momento che entra nella mischia a testa bassa per partito preso e crede a ciò che vuole credere?
Ora - ammesso che il laico abbia il diritto di dire una sommessa parola - le posizioni antagoniste sono svalutate dal loro stesso interno proprio in quanto generico punto di emersione di malcontento (a dir poco), “cavalcato” da politici che non disdegnano di accompagnarsi a fulgide espressioni di pacifismo, come anarchici, black block, appartenenti alle brigate rosse, per far valere un ideale che consenta la realizzazione di una speculazione edilizia. Almeno i politici avrebbero il dovere di non essere ignoranti, cosa invece, consentita a chi non cerca i voti dei cittadini, e di sapere di cosa parlano.
Il laico che si sforza di assumere una posizione di terzietà non condivide l’antimilitarismo spicciolo, che non è pacifismo, e l’ipocrisia di chi esibisce disprezzo verso i militari, salvo pretenderne l’intervento immediato ove si tratti di spalare rifiuti e detriti; di chi ritiene che le esigenze della difesa sottraggano risorse alla realizzazione di obiettivi più meritevoli, quasi che la difesa non sia uno dei compiti fondamentali dello stato, insieme - e non contro - l’istruzione, la sanità, la giustizia (altrimenti a cosa serve lo stato?).
Non è, però, convinto neppure dall’arroccamento della fazione “pro forze armate” anche se ne riconosce il carattere inevitabile ove una discussione si trasformi in una guerra tra bande. Anche se, umanamente, può comprenderne l’amarezza (chi sarebbe felice di ricevere insulti, spesso gratuiti e sempre disinformati?).
Ma non è possibile che il problema sia affrontato senza negarne l’esistenza, cosa che induce gli avversari ad ingigantirlo? Non può essere che si tratti di un problema di politica generale, che coinvolge il territorio della Sardegna? Se si riconosce l’esistenza di un problema, non più grave di tanti, non si nega per ciò stesso la necessità delle cosiddette basi militari; e, per converso, se si riconosce che non se ne può fare a meno per ragioni a tutti note, non per questo il discorso finisce qui.
Se si presta fede alle informazioni elargite dai mass media, il territorio della Sardegna ha una concentrazione di aree a vario titolo destinate ad esigenze della difesa enormemente maggiore di quella delle altre regioni italiane, anzi superiore a quella di tutte le altre regioni messe insieme. Questo avrà anche i suoi vantaggi in termini di posti di lavoro, ma è una oggettiva ed indiscutibile limitazione del territorio, che equivale ad un contributo dato dalla Sardegna alla difesa, incommensurabilmente superiore a quello delle altre regioni.
Tale contributo, a sommesso avviso del cittadino laico, deve avere un peso sul piano politico. Si dovrebbe supporre, insomma, che, a fronte di tali limitazioni, la Sardegna goda di qualche vantaggio, o almeno che le sia evitato qualche svantaggio. Invece, non esiste una strada degna di questo nome, i treni qualcuno nemmeno li ricorda più, tanto le ferrovie dello stato non pensano neppure che la Sardegna sia collegata col continente, con grande stupore gli abitanti della penisola apprendono che non siamo raggiunti dalla rete del metano, i costi dell’energia creano infiniti problemi, la continuità territoriale l’ammiriamo da lontano. Si potrebbe continuare, ma è meglio fermarsi. È errato pensare che una trattativa politica dovrebbe tenere in considerazione questi aspetti? Che il punto di caduta della discussione si possa trovare fuori dell’alternativa militari si/militari no? Certo, se la domanda è formulata in questi termini, la risposta sarà: militari si, ma chiedendo che sia riconosciuto lo speciale contributo dato, oggi come ieri, dalla Sardegna all’Italia e si traduca in una carta che i governanti regionali sappiano far valere per rendere la Sardegna (almeno) non peggiore delle altre regioni sotto il profilo delle infrastrutture, dei servizi, della presenza dello Stato.
In definitiva: antagonisti, non siete credibili, nei mezzi e nei fini, ma ci ricordate che occorre riflettere; militari, evitate di sostenere che le basi portano solo vantaggi, altrimenti va a finire che dobbiamo pagare per averle; politici, una buona volta, per favore, collocate la presenza delle basi sul piatto di una bilancia, valutatene il peso e fate in modo che sull’altro piatto stia qualcosa che li tenga in equilibrio.
                                                                                                            Porzia Gautieri

Cagliari, 14 Ottobre 2014.

 

28-04-2014 - la banda della brigata sassari suona nell'aula del consiglio regionale della sardegna in occasione della celebrazione de "sa die de sa sardigna". istituita il 14 ottobre 1993 "la giornata della sardegna" veniva celebrata in precedenza il 28 gennaio, in ricordo delle imprese compiute dalla brigata sassari nella "battaglia dei tre monti" (Col del Rosso, Col d'Echele e Monte Valbella 28-31 gennaio 1918), prima vittoria dopo la disfatta di caporetto e inizio della ripresa offensiva italiana .

 


19-06-1986 - ESERCITAZIONE NEL POLIGONO DI PERDASDEFOGU: L'ELICOTTERO A129 VIENE PRESENTATO A MINISTRO DIFESA

 

 

 

 

 

 

 

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al Presidente Regione Autonoma Sardegna, Francesco Pigliaru

RENATO CAMMARATA
DELEGATO COCER ESERCITO


ANTONSERGIO BELFIORI
Delegato Nazionale
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