Per gentile concessione dell'Autore Riccardo Boi e del sito dedicato al modellismo KITSHOW.NET riproponiamo l'interessante articolo dedicato a Emilio Lussu, il "Capitano Diavolo" del 151° Fanteria, apparso per la prima volta il 22 Luglio 2013. Modellini e foto sono di Riccardo Boi.
di RICCARDO BOI
Emilio Lussu, autore dell'indimenticabile "Un'anno sull'Altopiano"
(libro cui, a detta del regista, si ispirò il film "Uomini contro" di
Rosi) era stato convinto interventista nella prima guerra mondiale e,
coerentemente, formidabile ufficiale di complemento della Brigata
Sassari.
Perché fomidabile? Nel corso della guerra, da sottotenente fu promosso
tenente e quindi capitano (ricoprendo in questo grado il ruolo superiore
di comandante di battaglione).
Quattro (!) le medaglie al valore che meritò (due d'argento e due di
bronzo) ma, soprattutto, meritò l'appellativo di "capitano diavolo" dai
suoi "dimonios" (gli uomini della Brigata Sassari, si ricorderà, erano
definiti "diavoli rossi" dagli austriaci).
Importante politico italiano di sinistra nel resto della sua vita, fu
durissimo nel raccontare l'incapacità, unita a sostanziale ferocia verso
i propri stessi uomini, degli alti comandi italiani. Non apprezzò però
il film. Ha riferito Rigoni Stern (altro scrittore con trascorsi di
combattente) che, nel commentarlo, Lussu ebbe a dirgli: ".. tu lo
sai, in guerra qualche volta abbiamo anche cantato".
Una frase criptica, difficile da collocare in un contesto così tragico
come la prima guerra mondiale. Ho sempre pensato però che Lussu vedesse
perso nel film il racconto della comunità che - nonostante la guerra e
gli alti comandi - i soldati e i loro comandanti diretti erano riusciti,
in alcuni casi, ad essere. Il film aveva probabilmente obiettivi
ideologici con i quali una simile rappresentazione poteva collidere.
Lussu, di personalità e pensiero particolarmente complessi, però, era
anche un ex combattente che sentiva di avere dei doveri verso la sua
storia e quella dei compagni con i quali aveva condiviso la tragedia
della guerra. Viene alla mente Emilio Gadda che, di certo non
militarista, ma anche lui ex combattente, esce irritato dalla sala in
cui si proiettava il famoso film "La grande guerra" di Monicelli.
C'è forse un fastidio condiviso nel vedersi ancora una volta, seppur a
fini diversi, ridotti a strumenti, questa volta di un "messaggio" che
deve e può trascendere dalla storia del singolo e da quella dei
compagni.
Ma veniamo alla scenetta: la Sassari è in periodo di avvicendamento
"dalla fronte", un giovane ufficiale (che per me assomiglia un po’ al
giovane Lussu) ha preparato una sorpresa per i suoi uomini. Non sono
canti e neppure balli tradizionali, almeno per ora (ehi, far cantare un
soldatino è impresa titanica!). E’ però, anche in questo caso, un
ribadire ed il ricordarsi dell’appartenenza ad una comunità, alla sua
cultura e tradizioni.
Ci sono stati secoli di storia prima dell’inferno della guerra e ce ne
saranno altri. I giornali probabilmente smetteranno presto di parlare di
"intrepidi sardi" che salvano la patria. Non importa! C’è un intero
popolo, anche grazie al capitano diavolo, che ha appena riscoperto, e
non dimenticherà, l'orgoglio di essere una comunità.
note sul
soldatino
Stavo cercando un pezzo per completare la sezione della mia collezione
(già presentata in precedente post) dedicata alla Brigata Sassari nella
Grande Guerra.
Purtroppo i pezzi italiani sul periodo non abbondano e cominciavo a
temere di non trovare nulla di interessante per “chiudere in
bellezza”. Poi ho visto un kit AMIS con ufficiale in camicia e bretelle:
bellissimo! Era però un ufficiale dei Carabinieri nella campagna di
Libia del 1911.
L’idea dell’ufficiale in camicia e bretelle però mi piaceva tantissimo.
E così: son spariti gli alamari (sostituiti dalle mitiche mostrine
bianche e rosse della SASSARI) e così pure la testa con l’elmo coloniale
(sostituita da testa senza copricapo di Il Feudo che richiama molto i
lineamenti del capitano Lussu). Andando avanti con l’idea, ho pensato di
affiancare alla rilassatezza dell’uniforme anche qualche elemento che la
giustificasse. E allora perchè non mettere dei maialetti in cottura
secondo la tecnica particolare dello spiedo sardo? (elemento
autocostruito). Completa la scena muretto con cartello e bandiera dei
“quattro mori” (modifica di un kit Milit Model).
RICCARDO BOI
22 LUGLIO 2013
P.S.
Qualche settimana fa ho sentito Camilleri (si, insomma lo scrittore
autore del comm. Montalbano), in un'intervista televisiva, parlare
commosso della "venerazione" che il padre (giovane sottotenente
siciliano assegnato durante la prima guerra mondiale alla SASSARI) aveva
per il suo comandante, il cap. Emilio Lussu.
E' stato del tutto inatteso, anche emozionante.
E' bello scoprire che il ricordo e l'omaggio a certi uomini può
arrivare, anche a distanza di anni, attraverso strani giri.
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