
		di 
		NICOLO' MANCA*
Forse svelato il segreto dell’ubicazione, nascosta nei giornali dell’epoca per motivi di censura. Secondo il curatore della Mostra Storica della Brigata SASSARI sarebbe stato realizzato da altri reparti di militari sardi in una località ai piedi del Monte Verena dove è situato l’omonimo forte. Ecco la sua tesi, riportata con molti dettagli in questo articolo dal Generale Nicolò Manca, 28° Comandante e primo sardo della SASSARI.
		La vicenda di “Borgo Sardegna” è un mistero che 
		oggi possiamo cominciare a svelare grazie a recenti ricerche portate 
		avanti dal Luogotenente Antonio Pinna. Di questo villaggio costruito da 
		militari sardi nel novembre del 1915, dopo l’epica conquista di 
		trinceramenti delle “Frasche” e dei “Razzi”, a soli tre chilometri dalle 
		linee nemiche, ne parla il giornalista Carlo 
		Figari su questo sito e nell’ultimo numero dell’annuario 
		“Almanacco di Cagliari”. 
		Figari mette in evidenza la difficoltà per individuare l’ubicazione, 
		causa la censura dell’epoca e la mancanza di documentazione, citando gli 
		articoli originali pubblicati nel marzo 1916 dal settimanale 
		“Avvenimenti” e dai due quotidiani sardi. Prima, 
		durante e dopo il mio periodo di comando alla SASSARI neanch'io avevo mai 
		sentito parlare di un Borgo Sardegna costruito da "Sassarini". La lettura 
		dell’articolo di Figari mi ha incuriosito e mi ha fatto ricordare alcune 
		chiacchierate con Antonio Pinna, il Luogotenente che ho avuto la fortuna 
		di avere con me durante il mio comando alla SASSARI. Da quelle 
		conversazioni emergono diverse informazioni che potrebbero aiutarci a 
		ritrovare il sito dove venne costruito il villaggio che divenne la casa dei nostri 
		soldati durante il conflitto.
		Il progetto dei siti storici
		
		Antonio Pinna, già direttore del Museo Storico che 
		ha sede nel Comando Brigata a Sassari, attualmente è consulente storico 
		di un Comitato che raggruppa oltre un centinaio di Comuni di nascita dei sardi della 
		Brigata caduti durante la Grande Guerra. Questi Comuni, coordinati da un 
		capo-fila (Armungia, paese natale del Capitano Emilio Lussu), hanno dato 
		vita, unitamente a quelli di Asiago e di Foza, a un importante progetto 
		di recupero dei siti storici legati alla presenza dei soldati sardi 
		sull’Altopiano dei “Sette Comuni”. 
		Una prima fondamentale tappa del progetto fu raggiunta una decina d'anni 
		fa con il recupero di uno dei cimiteri di guerra della SASSARI, in 
		località Casara Zebio - nel territorio di Asiago - dove Pinna aveva 
		individuato i 218 “Sassarini”, provenienti da 131 Comuni della Sardegna 
		e da 9 Comuni della Penisola, sepolti in quella località. 
		E lì, tra le abetaie di Monte Zebio, a 1600 metri di quota, tra i resti 
		di muretti a secco che riconducevano al mondo pastorale della Sardegna, 
		Antonio Pinna rinvenne tracce dei baraccamenti della SASSARI. Data la 
		forma a pianta circolare di alcuni insediamenti, Pinna - parafrasando quanto 
		riportato nelle relazioni tecniche del periodo - li definì “baraccamenti 
		alla sarda” ovvero “pinnette”.
		Quindi il Luogotenente Pinna ritiene che il Borgo Sardegna fosse sorto 
		tra le montagne dell’Altopiano e non nelle retrovie del Fronte Giulio, 
		come invece scrive Carlo Figari sulla base degli articoli citati e di 
		ipotesi di altri studiosi. 
		Dopo le numerose conferenze tenute da Pinna (alle quali ho assistito a 
		Sassari, Cagliari, Macomer e, nei mesi scorsi, ad Asiago, Tempio, Seulo), 
		sono fermamente convinto che in materia di storia della Brigata SASSARI 
		il Luogotenente sia una voce quanto mai autorevole, sotto l’aspetto sia 
		della cultura storica sia, e soprattutto, delle ricerche sul campo. Dopo 
		l’articolo uscito su questo sito, Antonio Pinna mi ha illustrato nel 
		dettaglio i motivi per cui esclude categoricamente che il misterioso 
		Borgo Sardegna possa collocarsi sul fronte del Basso Isonzo.
		È noto che i militari, e i Sardi in particolare, usavano battezzare i 
		baraccamenti e gli accantonamenti temporanei con nomi che ricordano la 
		terra di origine. Alfredo Graziani nel suo “Fanterie sarde all’ombra del 
		Tricolore” e nelle didascalie della sua vasta collezione fotografica 
		scrive di una “Dolina Sassari” e di un “Berceau Tempio” sul Carso, oltre 
		a numerosi toponimi che riportano alle località dell’Isola.
Le pinnette descritte dal ten. Frescura
		Antonio Pinna mi ha fatto notare che il periodo di 
		realizzazione delle “pinnette” di Borgo Sardegna, riportato 
		nell’articolo, risale all’autunno 1915, periodo coincidente con l'invio 
		a riposo della Brigata, dopo la conquista delle “Frasche” e dei “Razzi”, 
		a Fogliano e Villesse, e successivamente ad Armellino e Campolongo, 
		nelle immediate retrovie del fronte del Carso Isontino.
		Ebbene, in quel periodo il Ten. Frescura (l’autore dell’articolo 
		originale che partecipò anche alla costruzione del Borgo), era un 
		ufficiale della Milizia Territoriale in forza alla 34a  Divisione 
		di Fanteria schierata fino all’agosto 1916 sul Fronte degli Altopiani. 
		Possibile, da sceneggiatore e attore qual era nella vita civile, che si 
		sia inventato la realizzazione di un “Teatro”, citato con enfasi anche 
		nei titoli e di cui parleremo più avanti.
		Altri sardi, ma non i Sassarini, costruirono il Borgo
		
		
		
		Alla data che Frescura indica per l’inaugurazione del 
		“Teatro”, 11 novembre 1915 (genetliaco del Re), la SASSARI è schierata 
		nel settore di Castelnuovo ed è impegnata nelle prime schermaglie che 
		qualche giorno dopo porteranno all’attacco decisivo del sistema 
		difensivo austro-ungarico “Frasche-Razzi”. Se ne deduce quindi che il 
		sito del Borgo Sardegna sia da individuare in altro settore del fronte 
		italiano e che la sua realizzazione sia avvenuta ad opera di sardi in 
		forza ad unità diverse dalla SASSARI.
		Quindi non sarebbero i “Sassarini” gli artefici dell’opera. Non essendo 
		uno storico mi sono basato sugli elementi che mi ha fornito Antonio 
		Pinna. Ricordo che in alcune conferenze, ultime in ordine di tempo 
		quelle tenute nel settembre 2017 ad Asiago e il 21 dicembre scorso a Seulo, 
		Pinna fece riferimento ad attività di recupero di baraccamenti al 
		fronte, tra cui per l'appunto le famose “pinnette”. 
		Nell’articolo redatto dal Ten. Frescura si legge: <<Per arrivare a 
		Borgo Sardegna partendo dall’Altipiano di un luogo verso l’antico 
		confine (citato con il toponimo “Nonsipuòdire” per i divieti imposti 
		dalla censura militare, ndr) si passa lungo una meravigliosa 
		strada costruita per la guerra sulle tracce di una mulattiera 
		costeggiante un torrente che dà il nome a tutta la vallata e che assai 
		frequentemente appare nei Bollettini dello Stato Maggiore. La strada, su 
		cui ansimano gli autocarri e rombano le trattrici meccaniche, arriva a 
		un certo punto ove si trasforma per una lunghezza di 200 metri (ed a 
		meno di tre chilometri dalle trincee nemiche) in Via Sassari. Già, Via 
		Sassari di Borgo Sardegna. Perché esiste là una vera cittadina, 
		nata dal nulla, creata col nulla: il prodotto della guerra che rovina e 
		crea, annienta e costruisce. E ai piedi di un "glorioso Forte", a pochi 
		chilometri dal nemico, là dove infuriano i colpi da 305 dei cannoni, 
		spuntò un autentico teatro>>.
		L’ipotesi di Antonio Pinna
		
		L’Altopiano da cui si parte, sostiene Antonio Pinna, è 
		l’Altopiano di Asiago e la meravigliosa strada è la prosecuzione della 
		Strada del “Costo” che, superato l’abitato di “Camporovere”, collega la 
		Conca di Asiago con i contigui Altopiani Trentini di Vezzena, Lavarone e 
		Folgaria, attraversando l’antico confine al tempo ubicato in località 
		“Il Termine”, ovvero la strada per Trento. Il torrente che costeggia la 
		strada è l’Assa che, scorrendo tra il sistema montano del Portule-Meatta 
		(sulla sinistra orografica) e il massiccio montano del Verena, dà il 
		nome alla Val d’Assa, al tempo citata spesso nei Bollettini di Guerra.
		
		Il punto dove la strada si allarga per circa 200 metri in un vasto 
		piazzale è la zona del Ghertele, dove sorgeva e sorge tuttora un antico 
		Albergo-Osteria gestito nel periodo antecedente la Prima Guerra Mondiale 
		dalla famiglia di Marco Ambrosini e Barbara Slaviero, bisnonni paterni 
		di Marco e Stefano Ambrosini di Asiago. Gli Ambrosini, che ho avuto il 
		piacere di reincontrare ad Asiago lo scorso settembre, sono ormai da 
		tempo la “famiglia” di Antonio Pinna durante i lunghi periodi di ricerca 
		da lui trascorsi su quei monti. L'Albergo-Osteria in questione divenne 
		all'epoca sede prima del Comando del Btg. Alpini “Bassano”, reclutato 
		sull’Altopiano, e successivamente dei Comandi delle Unità della 34a 
		Divisione italiana che aveva giurisdizione sull’intero schieramento 
		difensivo denominato “Settore di Asiago (III) dello sbarramento 
		Agno-Assa”, avente il compito di 
		interdire la strada verso la pianura, per l'appunto la strada della Val 
		d’Assa.
		Siamo a circa tre chilometri dalla prima linea italiana che, dopo la 
		“Battaglia dei Forti” conclusasi a fine estate del 1915, correva da Cima 
		Norre, sull’Astico, verso il Costesin, attraversava la strada 
		Asiago-Vezzena, poco più avanti del vecchio confine, e proseguiva sulla 
		destra per Bosco Varagna e i Marcai, fronteggiando le posizioni nemiche 
		che si appoggiavano ai forti corazzati di Luserna, Busa Verle e Spitz 
		Verle, per attestarsi a Cima Manderiolo, sullo spartiacque montano che 
		da nord delimita l’Altopiano dei “Sette Comuni”.
		Dalla regione del Ghertele si dipartono una serie di mulattiere di 
		guerra, alcune rese rotabili, che addentrandosi tra le alture delle due 
		Porrecchie pongono in comunicazione la Val d’Assa con la regione delle 
		Mandrielle e di Camporosà, passando per i boschi di Malga Pusterle, ai 
		piedi del “glorioso forte”, citato da Frescura.
		Questo sarebbe il Forte Verena che, collocato in cima 
		all’omonimo monte, dall’alto dei suoi 2.015 metri dominava il tratto 
		della cintura difensiva nemica costituita dai forti austro-ungarici di Luserna e Busa Verle, e dal quale alle 4 del mattino del 24 maggio 1915 
		partì il primo colpo di cannone che annunciava l’inizio delle ostilità.
		
		Tra i reparti della 34a  Divisione dislocati nella zona 
		c'era anche il III Reggimento Artiglieria da Fortezza, i cui Depositi e 
		Centri di Mobilitazione avevano sede a Roma, a Gaeta e a La Maddalena. 
		Almeno 9 compagnie dell'Esercito Permanente e della Milizia  
		Mobile nonché due della Milizia Territoriale provenivano appunto 
		dal Centro di Mobilitazione di Maddalena che, avendo giurisdizione sulla 
		Sardegna, reclutava artiglieri sardi.
Il Capitano Attilio Josto Satta
		Al comando di una delle compagnie, nel cui ambito il S. 
		Ten. Attilio Frescura inizialmente comandava un plotone, era il Cap. 
		Attilio Josto Satta, sardo di origine, ideatore della costruzione delle 
		“pinnette” di Borgo Sardegna: un tipo di ricovero originale (diverso dai 
		moduli dei baraccamenti realizzati con telai, capriate ed elementi di 
		copertura standard dal Genio Militare) il cui diametro - precisa Antonio 
		Pinna - è di circa sette metri, e quindi con una circonferenza di circa 
		22 metri.
		Tali dimensioni consentivano di accogliere un’intera squadra/plotone di 
		20 - 25 uomini (sdraiati o accovacciati, data l’altezza perimetrale di 
		poco più di un metro) disposti in circolo, con i piedi verso il centro, 
		ove veniva alimentato su foghile che consentiva di riscaldare 
		l’ambiente. 
		Un’idea tratta dalla consuetudine, su connottu, che nel mondo agro 
		pastorale sardo risale alla notte dei tempi. Più moduli di "pinnette" 
		affacciantesi sulla via Sassari (indicata come città e non, si badi 
		bene, come Brigata) avrebbero ospitato la compagnia/batteria e addirittura il 
		gruppo. E, come nei paesi, una “pinnetta” più grande delle altre, in 
		grado di poter riunire al coperto (all’inpiedi o seduti) l’intero 
		reparto, aveva la funzione polivalente di Chiesa-Oratorio, Sala Convegno 
		e anche Teatro.
		Svelato il mistero
		
Detto questo, l’ubicazione geografica della misteriosa località di Borgo Sardegna appare dunque inequivocabile. Come mai, allora, il Luogotenente Pinna non ha mai pensato di rendere pubblici i risultati delle sue ricerche? Chi conosce Antonio Pinna e soprattutto conosce i suoi grandi meriti di storico e ricercatore, sa anche che soffre di una forma patologica di modestia o di timidezza, che lo porta spesso, anche per alcune inopportune ingerenze altrui, a defilarsi e a lavorare in silenzio. La sua ricerca sarebbe proseguita senza sviluppi pubblici se oggi, dopo gli articoli di Figari, non sentissi il dovere di parlarne e di rendere note le conclusioni di Pinna.
Cosa rimane oggi di “Borgo Sardegna”
		Sempre seguendo la ricostruzione di Antonio Pinna, 
		possiamo dare una risposta anche all’ultimo interrogativo lasciato 
		aperto negli articoli di Figari che invitava gli storici militari a dare 
		un loro contributo alla riscoperta di quella vicenda bellica: ebbene, 
		cosa rimane oggi di Borgo Sardegna?
		Dopo la “Strafexpedition” del maggio 1916 i reparti della 34a Divisione italiana si ritirarono dalla Val d’Assa a sud della conca di 
		Asiago. Pertanto i baraccamenti del Ghertele e dintorni furono occupati 
		dai reparti del III Corpo d'Armata Imperiale, in particolare dal Comando della 22a 
		Divisione Schutzen dalla quale dipendevano i Boemi del 73° Rgt. 
		“Egerland” e gli Stiriani del 3° Rgt. Schutzen di Graz, che dal 27 
		giugno 1916 al 12 luglio 1917 fronteggiarono i reparti della Brigata 
		SASSARI sul Monte Zebio. 
		Per ironia della sorte, alla maniera del “cuculo”, gli austriaci 
		trovarono riparo al rigido inverno del 1916-17 nelle comode “pinnette” 
		di Borgo Sardegna, realizzate l’anno precedente da altri soldati sardi.
		Nel prosieguo delle operazioni l’area, anche se defilata, venne 
		ripetutamente bombardata dalle artiglierie italiane e, nell’ultimo anno 
		di guerra, anche da quelle inglesi. A guerra finita l’attività del Genio 
		Militare prima e dei recuperanti poi, tesa alla bonifica dell’area e al 
		recupero di tavolame, onduline e pietrame per ricostruire i paesi 
		distrutti dell’Altopiano, completò il repulisti di Borgo Sardegna di cui 
		rimase ben poco.
Borgo Sardegna nel progetto di recupero
Per questo Borgo Sardegna è stato inserito nei progetti di recupero dei siti storici legati alla presenza dei soldati sardi sull’Altopiano dei “Sette Comuni”. So che il sito è stato mappato e inserito nei progetti predisposti dal Comitato dei Comuni della Sardegna coordinati dall’Ing. Antonio Quartu, già sindaco del Comune di Armungia, alla cui sensibilità, disponibilità e tenacia si devono le attività di recupero finora portate avanti sull’Altopiano dei “Sette Comuni" e nel Basso Piave.
Attualmente si sta lavorando alla realizzazione di un’area monumentale e al recupero di un secondo cimitero di guerra, scoperto sempre da Antonio Pinna sul Monte Zebio, dove tra i tanti Caduti sardi trovò sepoltura un ventiduenne pastore analfabeta soldato del 151° Reggimento, Francesco Loddo da Ortueri, mio zio materno, caduto il 27 giugno a Casara Zebio, unitamente al Comandante della Brigata SASSARI, Gen. Eugenio Di Maria di Alleri, due anni prima del fratello maggiore Giuanniccu, mio nonno materno, caduto sul Piave nel 1918.
		L’epigrafe esposta alla Mostra Storica di Tempio
		
		A proposito del Borgo Sardegna voglio aggiungere 
		ancora un particolare che mi ha colpito alcuni mesi fa, in occasione di 
		una mia visita alla Mostra Storica sui “Diavoli Rossi nella Grande 
		Guerra” che Antonio Pinna, curatore del Progetto (in concorso con la 
		locale Amministrazione Comunale, il Comitato dei Comuni della Sardegna e 
		i Lions Club del territorio) ha allestito a Tempio Pausania, nei locali 
		della vecchia Stazione delle Ferrovie Secondarie della Sardegna, da dove 
		103 anni fa la Brigata SASSARI partì verso la sua leggendaria epopea.
		Il percorso espositivo, realizzato con pannelli e teche contenenti 
		interessanti cimeli storici, è accompagnato da una serie di leggii in 
		legno chiamati da Antonio Pinna “il Libro della Guerra” e sui quali egli 
		ha riportato i brani tratti dall’opera del Ten. Attilio Frescura. Si fa 
		riferimento in particolare all’agonia di Asiago, all’adozione per la 
		prima volta in Italia dell’ora legale e all’opera di riconoscimento dei 
		primi Caduti. Ai piedi di un pannello che riporta le foto e i testi 
		dell’offensiva austro ungarica negli Altopiani, mi ha colpito una targa 
		in legno, certamente riprodotta dall’originale andato distrutto, che un 
		tempo era posta all’ingresso della “pinnetta” più grande. L’epigrafe 
		riportata nella targa recita:
		<<Al Re Soldato Vittorio Emanuele III vollero dedicare questa 
		“Pinnetta” costruita per Oratorio - Convegno - Teatro. L’ideatore 
		Capitano Comm. Attilio Josto Satta; i Costruttori S.Tenente Attilio 
		Frescura, Serg. Giuseppe Campese, Serg. Aristodemo Marchetti; gli 
		Artefici Soldati del III Reggimento Artiglieria da Fortezza. A sancire 
		il giocondo spirito latino, che perdura nelle aspre cure della guerra, 
		commettendo ai futuri di Borgo Sardegna di eternare nel marmo, si 
		scrive…sul legno. XI novembre MCMXV>>. 
		
		                                                                                                                                    
		gen. nicolò manca*
* 28° Comandante (e primo sardo) della Brigata SASSARI. Si dimise dall'Esercito in segno di protesta per la campagna di stampa contro le Forze Armate dopo la missione Ibis in Somalia. Nel 2013 ha restituito le onorificenze di Cavaliere, Ufficiale e Commendatore dell'Ordine "Al merito della Repubblica Italiana" in segno di dissenso per il comportamento dei politici nel caso dei Fucilieri di Marina tenuti in ostaggio in India.
		
		
CASARA ZEBIO, 22 SETTEMBRE 2007 - Lo scrittore Mario Rigoni Stern con sindaci sardi nel Cimitero di Guerra della Brigata SASSARI di Casara Zebio durante la cerimonia di inaugurazione del secondo lotto dei lavori che hanno consentito il recupero del sito. Rigoni Stern, morto il 16 giugno 2008, nonostante uno stato di salute già precario volle essere presente per onorare i Caduti della Brigata SASSARI.
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