il nostro giornale, in collaborazione con l'attore gianluca medas, ha ricordato la data storica con una sobria cerimonia davanti al monumento ai Caduti, alla radice del molo dogana, accanto alla calata di via roma. alla cerimonia hanno preso parte una rappresentanza del 151° reggimento fanteria "sassari" con il 52° comandante, col. enrico rosa, e il sottufficiale di corpo, luogotenente pietro mulas, i generali nicolò manca e giangabriele carta, 28° e 30° comandante della brigata SASSARI, il gruppo bandiera dell'associazione nazionale arma di cavalleria "cavalleggeri di sardegna", il sindaco di sinnai maria barbara pusceddu, e don gianmario piga, cappellano militare recentemente trasferito dal 151° alla cura spirituale del personale di marina militare, capitaneria di porto e guardia di finanza. grazie al dottor giuliano chirra, medico di professione e storico appassionato delle gesta sassarine, per averci concesso di poter pubblicare la stampa realizzata in occasione della celebrazione del centenario della brigata SASSARI e le mostrine sassarine tratte dall'illustrazione di copertina della sua opera "trattare ke frates, kertare ke inimicos - il cammino dei sardi nella grande guerra". 

 

 

 

Il 13 Maggio 1915, a bordo del piroscafo "America", partirono dal porto di Cagliari alla volta di Napoli il 151° Reggimento Fanteria e il primo Battaglione del 152° della Brigata SASSARI, costituiti il 1 Marzo precedente a Sinnai e Tempio Pausania.
Era l’inizio di un’avventura che gettò nella fornace della Grande Guerra centinaia di migliaia di uomini e che costò alla Sardegna, che nel censimento del 1911 contava 853 mila abitanti, 14 mila morti. Tra i tanti reparti militari impiegati, proprio la Brigata SASSARI entra nella leggenda per le sue capacità belliche e, grazie alla sua composizione regionale, diventa il crogiolo nel quale la "piccola Nazione Sarda" acquista per la prima volta la consapevolezza della propria identità storica e culturale.
E dalla prima guerra mondiale in poi, essere Sardi assume il significato di fare il proprio dovere fino in fondo, in qualsiasi situazione. E tra Sardi e "Brigata Tattaresa" si crea un legame che va al di là delle glorie militari e del mito che circonda questa Unità. Mito fondato non su una esagerazione voluta dai vertici militari, ma su dati di fatto, come i 17 mesi e sette giorni trascorsi dalla SASSARI in trincea, meritando due Medaglie d'Oro al Valor Militare e un Ordine Militare d'Italia alla Bandiera di ciascuno dei due Reggimenti, cinque citazioni sul Bollettino di guerra, nove Medaglie d'Oro, 405 d'Argento e di Bronzo individuali.
Ma non si può comprendere l'attaccamento alla SASSARI se non si tiene conto che durante la prima guerra mondiale la Brigata ebbe:
- 2.150 morti tra ufficiali, sottufficiali e soldati
- 12.400 feriti
- un caduto ogni 12 famiglie
- 138 morti ogni 1.000 coscritti contro una media nazionale di 104.

Non vi è famiglia nell’Isola che non abbia avuto un proprio caro con le mostrine bianco-rosse e pianto un Caduto. Per questo esiste un legame così intenso e profondo con la SASSARI.
Il senso del dovere e l’orgoglio di appartenenza è anche il collante tra i Sassarini del quindici-diciotto, quelli della Divisione SASSARI che combatterono in Iugoslavia dal 6 Aprile 1941 al 15 Aprile 1943, e quelli di oggi che hanno suscitato tanta ammirazione e rispetto nei loro colleghi di altre Nazioni durante le missioni di imposizione o mantenimento della pace. Missioni che sono costate un nuovo tributo di sangue alla SASSARI.
L’ultimo caduto della Brigata è il Maggiore Giuseppe La Rosa, del TERZO Bersaglieri (Reggimento assegnato alla SASSARI dal 1 Dicembre 2009), ucciso a Farah in Afghanistan l’8 Giugno 2013 in un attentato terroristico. Il nome di La Rosa si aggiunge a quelli di Samuele Utzeri, caporal maggiore del 151° Reggimento Fanteria della Brigata SASSARI, di Cagliari, morto in Kosovo il 2 aprile 2000 pochi giorni prima di compiere 20 anni, ucciso da un colpo di pistola partito accidentalmente dall'arma di ordinanza di un altro militare. Il 12 novembre 2003, nella strage di Nassiriya, muore in Iraq Silvio Olla, 32 anni, di Sant'Antioco, sottufficiale del 151°. Il 5 giugno 2006, sempre in Iraq, muore il caporalmaggiore scelto Alessandro Pibiri, 26 anni, vittima di un attentato in cui rimasero feriti altri quattro militari sardi, tutti in forza al 152° Reggimento Fanteria SASSARI, il tenente Manuel Pilia, il primo caporalmaggiore Luca Daga, il primo caporalmaggiore Yari Contu e il caporalmaggiore scelto Fulvio Concas. Il 13 gennaio 2012 muore per un malore a Farah il Tenente Colonnello Giovanni Gallo, del 152°, in servizio alla Task Force South di RC-West. La Sardegna versa un pesante tributo di sangue anche con suoi figli assegnati ad altri reparti militari. Il 17 settembre 2009, a Kabul, in Afghanistan, per un attacco suicida ad un convoglio diretto all'aeroporto, muore Matteo Mureddu, 26 anni, di Solarussa, caporalmaggiore del 186° Reggimento Paracadutisti, insieme ad altri cinque colleghi. Il 28 luglio 2010, a Kabul, muore il primo maresciallo Mauro Gigli, 41 anni, di Sassari, in forza al 32° Reggimento Genio Guastatori Alpini ''Torino''. Il 9 ottobre 2010 muore Gianmarco Manca, 32 anni di Alghero ucciso con altri tre commilitoni del 7° Reggimento della Brigata Julia a Farah, in Afghanistan.
A tutti i nostri Caduti e ai Sassarini che in 100 anni hanno portato le mostrine bianco-rosse oggi rendiamo omaggio, nel luogo  in cui tutto cominciò con la partenza, la prima di tante, sul piroscafo "America".
Nell'Isola vi sono in ogni paese monumenti dedicati ai Caduti di tutte le Guerre. A Cagliari, però, manca ancora un'opera che ricordi quei giovani Sardi, nel punto in cui tutto cominciò. Ma, per una singolare coincidenza, a 100 anni di distanza, i Sassarini il 13 Maggio 2015 sono ancora nel porto di Cagliari, Monumento vivente, per garantirne la sicurezza.
                                                                                                                                                    Paolo Vacca

cagliari, 13 maggio 2015.

 

 

 
 

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